“Beato colui che, quando la superficie terrestre vacilla infida sotto i suoi piedi, può salvarsi con anima serena nei suoni leggeri, e, cedendo ad essi, ora dolcemente si culla ora lietamente danza, e in tale piacevole giuoco dimentica i suoi dolori.
Audacemente la musica tocca la misteriosa arpa, e traccia in questo oscuro mondo, ma con preciso ordine, precisi e oscuri segni magici, e le corde del nostro cuore risuonano, e noi comprendiamo la loro risonanza. Nello specchio dei suoni il cuore umano conosce sé stesso; sono essi, i suoni, per mezzo dei quali impariamo a sentire il sentimento; sono essi che danno a molte parti oscure e sognanti negli angoli riposti del nostro spirito, una coscienza viva, e l’arricchiscono di nuovi meravigliosi doni.
Ma perché tento, io stolto, di sciogliere le parole in suoni? Non è mai come io sento. Venite voi suoni, avvicinatevi, e salvatemi da questo doloroso sforzo verso le parole, avviluppatemi con i vostri raggi milliformi nelle vostre nuvole splendenti, e sollevatemi su nel vecchio abbraccio del cielo che tutto ama”.
(W.H. Wackenroder: Fantasie sulla musica. Discanto Ed. 1981)