The Musical Brain. Mith and Science

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Lecce, Lecce, Italy
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1970 presso l’Università degli Studi di Padova con 110 e lode. Specializzazione in Neurochirurgia presso la stessa Università nel 1974. Direttore dell’U.O. di Neurochirurgia dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce fino al 2011. Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Neurochirurgia dal 2004 al 2008. Presidente dell’Associazione Mozart Italia Sede di Lecce. Vicepresidente dell’Associazione “Amici della Lirica T.Schipa” di Lecce. Rappresentante della Provincia di Lecce presso il Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce per gli anni 2020-2022. Ha curato per alcuni anni la critica musicale di alcune testate locali. La profonda passione per la Musica e le Neuroscienze ha generato le seguenti pubblicazioni: The Musical Brain: Mith and Science, World Neurosurgery, 2010, 73, 5:442-453; Musica e Cervello. Mito e Scienza. Zecchini Ed., 2017; Melodie ossessive. Autobiografia in musica. Zecchini Ed., 2018; Musica e Cervello 2. Emozioni, genetica e terapia. Zecchini Ed., 2019. Musica e Destino. Mimesis ed.2021

venerdì 31 luglio 2020

La saggezza di Koch

Come spiegavo in precedenza, molte – forse tutte – le specie animali provano sensazioni soggettive, fenomeniche; sperimentano il piacere e il dolore, sono felici e sono tristi. Alla luce di questa consapevolezza, come possiamo giustificare l’allevamento di animali in condizioni industriali atroci, lontani anni luce dal loro habitat naturale, per mangiarli? Come possiamo allevare esseri senzienti per la loro carne? Come possiamo giustificare la segregazione di giovani vitelli in box stretti e chiusi dove non possono girarsi né distendersi, e privarli di ogni contatto sociale per la durata della loro breve vita solo per mangiare la loro carne bianca e tenera? Tutto questo è particolarmente barbaro oggi, quando sono disponibili alternative alla carne nutrienti, appetitose ed economiche, oltre che più salutari? Eppure era difficile per me essere concretamente coerente con questa consapevolezza intellettuale: il gusto della carne è profondamente radicato nella nostra cucina e nel nostro palato. Poi, nel 2004, Susan Blackmore, un’intrepida psicologa britannica dai capelli variopinti, mi ha intervistato a proposito di un suo libro. Avevo appena terminato un commento sulla coscienza dei topi con la preghiera di non uccidere sconsideratamente questi roditori, come fanno molti ricercatori che lavorano con loro, quando Susan di punto in bianco mi domandò se mangiavo carne. Per un po’ gli sguardi si incrociarono, in silenzio, e poi tossicchiai per nascondere l’imbarazzo della mia ipocrisia. Fu un episodio che mi scosse nel profondo. Quando, un anno dopo, l’adorata Nosy morì, scattò dentro di me la molla. Avevamo convissuto con sei cani, ma mi ero affezionato in modo particolare a questo astuto, giocoso e curiosissimo pastore tedesco nero. La sua morte mi sconvolse. E la sogno ancora. Quella sera, mentre giaceva fra le mie braccia, mi domandai come potevo piangerla e al contempo mangiare tranquillamente la carne di agnelli e maiali. La loro intelligenza e il loro cervello non sono molto differenti da quelli dei cani. Da quella sera smisi di mangiare mammiferi e uccelli, anche se con una certa incoerenza continuo a cibarmi di pesce. 

Nessuno dei dieci comandamenti ci insegna a non mangiare la carne di creature senzienti; nessuno ci istruisce ad avere cura del nostro pianeta. Il decalogo non ci aiuta a prendere decisioni sulla fine della vita o a occuparci della clonazione riproduttiva. È necessario un nuovo insieme di comandamenti, adeguato ai tempi, come richiede a gran voce il filosofo ed esperto di bioetica Peter Singer, uno dei fondatori del movimento dei diritti animali. (Koch)